11/27/2006

Recensione: L'amico di famiglia




Se non avete ancora visto questo film fatelo. Se temete che questa recensione possa sottrarvi il piacere della visione, non abbiate paura. Non parlerò infatti di trama, non svelerò niente che non possiate scoprire andando al cinema.


Come ne "le conseguenze dell'amore" con un magnifico Toni Servillo, il nuovo film di Paolo Sorrentino ruota attorno ad un personaggio totalizzante, incarnato dall’ ineccepibile Giacomo Rizzo, che domina completamente la scena con le sua visione del mondo e le sue lucidissime allucinazioni. Se cercate la trama, i fatti, l'intreccio... se cercate un contatto superficiale con la realtà... avete sbagliato film. La realtà in effetti è solo la base pretestuosa per scendere nelle viscere, per comunicare ad un livello profondo… vibrazioni dal centro terra, emanazioni della coscienza, spelonche dell’animo. La musica elettronica, straniante, stacca subito le storie e i personaggi da questo mondo assumendo toni surreali e ancestrali. La fotografia, la scelta minuziosa delle inquadrature, i particolari, le luci fosche e tetre altresì potenti e acide, tutto parla di un mondo altro e interiore. Le parole del protagonista prendono voce dalle tenebre profonde dello sgomento, spazzando via i giudizi semplici, le verità scontate e preconfezionate… Tagliando come un rasoio l’intimità delle sue vittime le spoglia della loro maschera ipocrita e meschina.

Sorrentino si riconferma come uno dei più interessanti registi italiani… un anti-Muccino.

Questo film emette note basse e cupe, fa vibrare il nostro lato oscuro, è catartico.



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